La stagione si apre con una riflessione su un concetto proprio della modernità: l’oriente. In esso saranno affrontati dei brani che, proposti cronologicamente, offriranno quasi un excursus storico della compenetrazione musicale tra est ed ovest. Nel brano di Malipiero, Oriente immaginario, nato come musica di scena per due spettacoli del Teatro del colore di Achille Ricciardi, l’Oriente è un luogo non precisato, caratterizzato da un immaginario esotismo. Singolare e carica di significato la proposta del brano di Ernst Toch, Die Chinesische Flöte, ispirato dalla stessa raccolta di poesie antiche cinesi dell’epoca della dinastia Tang, pubblicate nell’adattamento tedesco nel 1907 da Hans Bethge all’interno dell’antologia Die chinesische Flöte, raccolta già ispiratrice del Das Lied von der Erde di Gustav Mahler, fatalmente il brano in programma durante quello che si rivelò essere a marzo 2020 l’ultimo concerto della XXI Stagione, prima della chiusura degli eventi pubblici a seguito del diffondersi della pandemia. L’Oriente di Vivier è, invece, un luogo reale, vissuto attraverso numerosi viaggi in Giappone, Bali ed Iran, capace di alterare la percezione del mondo e l’estetica stessa del comporre: Bouchara è un canto d’amore infinto, rituale e solenne, scritto interamente in una lingua inventata. Takemitsu, infine, è stato fra i primi e più importanti compositori orientali che, al contrario, hanno tratto dalla musica occidentale ispirazione per esprimere la propria creatività, creando un linguaggio ibrido di cui Rain coming, distillata evocazione del nascere della pioggia, è uno degli esempi più celebri.
Tre esplosioni di virtuosismo strumentale, tre compositori tra i più raffinati dell’avanguardia musicale, tre giovani solisti del Master of Arts in Specialized Music Performance: questo il programma del secondo appuntamento della stagione, dedicato al genere del “concerto”. L’energia brillante e vorticosa del brano di Fedele si irradia dal solista all’ensemble, quasi trasformando il flauto stesso in un complesso strumento polifonico. È invece alla viola che Betsy Jolas, già ospite di 900presente nel 2018, affida l’intimo dialogo con l’orchestra del suo Frauenleben, nove Lieder ispirati dal ciclo Frauenliebe und -leben op. 42, composto da Robert Schumann nel 1840. Ed al grande compositore romantico tedesco riporta anche l’intenso concerto per violoncello di Cerha, in cui convivono ulteriori molteplici ispirazioni, dai poliritmi della musica africana all’eterofonia araba, dai ritmi dei papuasi del Sepik in Nuova Guinea alle suggestioni che alcune incisioni di Jacques Callots ebbero su E. Th. A. Hoffmann.
La stagione prosegue con “Concerto italiano”. Sotto la direzione di Arturo Tamayo e accompagnati dall’Ensemble900, tre solisti saranno i protagonisti della serata: Anna Štrbová all'oboe, Jonas Morkunas al clarinetto e Irenè Fiorito al violino. Il programma, tutto italiano, alterna brani concertanti con altri per solo ensemble: dallo Chemins IV per oboe e archi di Luciano Berio, a Tropi di Niccolò Castiglioni, da Che sai guardiano, della notte? per clarinetto e orchestra di Salvatore Sciarrino alla Piccola musica notturna di Luigi Dallapiccola, autore con cui si chiuderà il concerto con la Tartiniana Seconda, per violino e orchestra.
Nel quarto appuntamento 900presente si pone in continuità con la stagione precedente, e lo fa concretamente proponendo, grazie alla consolidata collaborazione con la Fiction radiofonica della RSI, l’ultimo degli omaggi che durante tutto il 2020 ha tributato ad una delle più grandi figure della musica, non solo contemporanea, del secolo scorso: Bruno Maderna. L’occasione è la produzione del Don Perlimplin, opera pioniera di quella forma, il radiodramma, che ebbe una notevole fortuna nell’Europa del dopoguerra, ed ancora oggi attira un ampio pubblico. Si tratta probabilmente del più importante e sperimentale radiodramma di Maderna, scritto per il Premio Italia del 1962 allo studio di fonologia della Rai di Milano e tratto dalla commedia di Federico García Lorca del 1928. L’opera è qui presentata in una versione che unisce l'originale dimensione radiofonica a quella dell'esecuzione dal vivo; attori e musicisti daranno vita ad uno spettacolo in cui si fonderanno musiche pre-registrate e brani suonati dal vivo, intermezzi e elettronici ed improvvisazioni acustiche. L’intento è “mostrare” al pubblico il meccanismo stesso della composizione radiofonica e di renderne visibili gli aspetti più sperimentali, a partire dal dialogo tra i personaggi recitati e cantati e quelli che “parlano” attraverso la voce degli strumenti, come Don Perlimplin, impersonificato dal flauto solista.
La chiusura della stagione vede la presenza a Lugano di un ospite di eccezione, Gilbert Amy, al quale 900presente dedica un concerto monografico con tre brani in prima esecuzione svizzera. Figura centrale della vita musicale francese del secondo Novecento, prima allievo di Darius Milahud e Olivier Messiaen, e poi sostenuto da Pierre Boulez, che gli affida la guida dei concerti del Domaine musical, sin da giovanissimo affianca alla composizione la direzione d’orchestra. Ospite delle più importanti orchestre europee, nel 1976 fonda la Nouvel Orchestre philharmonique de Radio France di cui per anni è direttore principale e artistico. Parallelamente si dedica con passione all’attività pedagogica, ricoprendo per 16 anni il ruolo di direttore del Conservatoire national supérieur de musique et de danse di Lione. I brani in programma abbracciano un arco temporale di più di 50 anni e riflettono un’intera produzione, premiata con i maggiori riconoscimenti in patria e all’estero, caratterizzata da una grande maestria tecnica ed espressiva: dal giovanile ed inedito Variations, al recente ed acclamato Concerto pour piano, passando per 5/16, miniatura per flauto e hyōshigi giapponese, e La Variation ajoutée per 17 strumenti ed elettronica.
I concerti si terranno alle 20,30 e saranno diffusi da RETE DUE, fin dal 1999 decisivo partner di produzione, in diretta radiofonica e in videostreaming.